Chinon, 17-20 agosto 1308
In nome di Dio Amen. Noi per misericordia divina cardinali preti Berengario del titolo dei Santi Nereo e Achilleo, e Stefano del titolo di San Ciriaco in Termis, e Landolfo, cardinale diacono del titolo di Sant’Angelo, rendiamo noto a chiunque visionerà il presente e pubblico documento quanto segue: dopo che recentemente, il santissimo padre e nostro signore Clemente, per divina provvidenza sommo pontefice della sacrosanta e universale Chiesa di Roma, a causa di quanto riportato dalla pubblica voce e dalla accesa denuncia dell’illustre re dei Franchi e di prelati, duchi, conti, baroni e altri nobili e non nobili del medesimo regno di Francia fece istituire un’indagine contro alcuni frati, preti, cavalieri, precettori e sergenti dell’Ordine della Milizia del Tempio relativa a quei fatti che riguardano tanto i frati dell’Ordine quanto la fede cattolica e lo stato dell’Ordine medesimo, e per i quali fatti essi sono stati pubblicamente diffamati, lo stesso pontefice, volendo e intendendo conoscere la pura, piena e integra verità sugli alti dignitari del detto Ordine, cioè il frate Jacques de Molay, gran maestro di tutto l’Ordine dei Templari, e i frati Raymbaud de Caron, precettore d’oltremare, e i precettori delle magioni templari Hugues de Pérraud in Francia, Geoffroy de Gonneville in Aquitania e Poitou, Goeffroy de Charny in Normandia, ordinò e incaricò noi, con mandato speciale e impartito espressamente dall’ oracolo della sua viva voce, affinché, accompagnati da notai pubblici e testimoni degni di fede, ricercassimo con attenzione la verità nei confronti del gran maestro e degli altri precettori soprannominati interrogandoli rigorosamente uno a uno. […]
Nell’anno millesimo trecentesimo ottavo dalla nascita del Signore, nella sesta indizione, il giorno diciassettesimo del mese di agosto e nell’anno terzo del pontificato di nostro signore papa Clemente V, nel castello di Chinon, diocesi di Tours, il frate Raymbaud de Caron cavaliere e precettore d’Oltremare dell’Ordine dei Templari, costituitosi dinnanzi a noi cardinali sopradetti giurò sui santi vangeli di Dio, toccando il Libro,di dire la pura e piena verità […] disse che invero sono circa quarantatre anni che divenne cavaliere,e che fu accolto nel Tempio dal frate Roncelin de Fos […] nella cappella della magione templare di quel luogo. E in quella occasione il precettore non gli disse null’altro che bene; […] ma dopo la detta cerimonia di accoglienza sopraggiunse un certo frate sergente […] lo condusse in disparte portando una piccola croce sotto il mantello; […]. E quel frate gli disse: “Conviene che tu rinneghi questo”. E il deponente, non credendo di peccare, disse: “ E io lo rinnego”. […] Disse inoltre che quel rinnegamento che fece lo aveva fatto non con convinzione,ma a parole. […] Interrogato poi sul vizio di sodomia disse di non averlo mai praticato, in maniera né attiva né passiva, né sentì dire mai che i Templari praticassero quel vizio, tranne che tre soli tra essi, i quali, per quel vizio, erano stati condannati al carcere a vita nel Castello di Chateau-Pelerin. […] Interrogato relativamente allo sputo sulla croce e sull’idolo a forma di testa disse di non saperne nulla, aggiungendo che mai aveva sentito dire di questa testa finché non lo udì dire da nostro signore papa Clemente nell’anno testé trascorso. Interrogato sul bacio disse che frate Rossolino, quando lo aveva accolto come frate, lo aveva baciato sulla bocca; di altri baci disse di non saperne nulla. […] E infine lo stesso frate Raymbaud , inginocchiatosi e giunte le mani chiese dinanzi a noi il perdono e la misericordia per i fatti rivelati; e poiché era lo stesso frate Raymbaud a chiedere queste cose, abiurò nelle nostre mani la ora rivelata e ogni altra eresia e per la seconda volta, toccando il Libro, giurò sui santi Vangeli di Dio che egli stesso avrebbe ubbidito ai precetti della Chiesa e avrebbe tenuto, creduto e osservato la fede cattolica che la Santa Romana Chiesa tiene osserva, predica e insegna e ordina che sia osservata dagli altri, e che sarebbe vissuto e morto da fedele cristiano. Dopo tale giuramento noi cardinale, in virtù dell’autorità specialmente concessaci dal papa in questo luogo, abbiamo impartito allo stesso frate Raymbaud, che umilmente la chiedeva, il beneficio dell’assoluzione della sentenza di scomunica nella quale, per la quale, per le cose prima rivelate, era incorso, riammettendolo nell’unità della Chiesa e restituendolo alla comunione dei fedeli e ai sacramenti ecclesiastici. […]
Il frate Geoffroy de Charny, cavaliere, precettore delle magioni del Tempio in tutta la Normandia, giurò in modo simile sui santi vangeli di Dio, toccando il libro; attentamente interrogato sulle modalità del suo ingresso nell’Ordine disse che sono circa quarant’anni che fu accolto nella Milizia del Tempio di frate Amaury de la Roche, precettore di Francia, presso Étampes, nella diocesi di Sens, nella cappella della magione templare di quel luogo […] il frate che lo aveva accolto lo trasse all’interno della cappella stessa e gli mostrò una croce sulla quale c’era l’immagine di Cristo: e gli disse di non credere in quello, anzi, di rinnegarlo. E allora, per ordine di quello, lo negò a parole ma senza convinzione. Disse anche che nel momento della sua accoglienza aveva baciato quel frate sulla bocca, sul petto, e sopra la veste, in segno di rispetto. […] Interrogato attentamente riguardo allo sputo sulla croce, ai baci e al vizio di sodomia e all’idolo a forma di testa, disse di non saperne nulla.
Interrogato disse inoltre di credere che gli altri frati vengano accolti nell’ordine nel modo in cui egli stesso vi fu accolto ; […]Dopo ciò noi cardinali, secondo le modalità e le forme sopra scritte, ritenemmo che al medesimo frate Geoffroy,che nelle nostre mani abiurava quella appena rivelata e ogni altra eresia, e che giurava sui santi Evangeli di Dio richiedendo umilmente anche il beneficio dell’assoluzione secondo le forme della Chiesa, raccogliendo nell’unità della Chiesa e restituendolo alla comunione dei fedeli e ai sacramenti ecclesiastici.
[…]il frate Geoffroy de Gonneville[…]disse che sono circa ventotto anni che fu accolto come frate nell’Ordine dei Templari da Robert de Tourville, cavaliere e precettore delle magioni templari in Inghilterra, presso Londra, nella cappella della casa templare di quella città.[…]gli disse che era necessario che rinnegasse l’immagine di colui che vi era raffigurato; e siccome l’accolito non volle farlo, il precettore insistette assai che lo facesse.[…]Ed egli disse di sì e promise che ,qualora fosse stato interrogato da chiunque dei confratelli, avrebbe dichiarato di aver compiuto il rinnegamento; pertanto a quanto ci ha detto non negò nient’altro. Il templare che lo accoglieva gli disse anche che era necessario sputare sopra la croce prima mostrata; e poiché egli non voleva farlo, il templare posò la mano sopra la croce e gli disse :”sputa almeno sulla mia mano!”.[…]Interrogato attentamente sul vizio di sodomia, sull’idolo a forma di testa, sui baci e altri fatti sui quali i templari sono diffamati disse di non saperne nulla.[…]
Dopo ciò noi cardinali, secondo le modalità e le forme sopra scritte, ritenemmo che al medesimo frate Geoffroy de Gonneville, che nelle nostre mani abiurava la ora rivelata e ogni altra eresia e che giurava sui santi Evangeli di Dio richiedendo umilmente anche il beneficio dell’assoluzione per questi fatti,fosse da impartire il beneficio dell’assoluzione secondo le forme della Chiesa
Riaccogliendo egli stesso nell’unità della Chiesa e restituendo alla comunione dei fedeli e ai sacramenti ecclesiastici. […] Hugues de Perraud, cavaliere, precettore delle magioni del tempio in Francia, toccando il Libro,giuro sui santi Vangeli di Dio nel modo e nella forma predetti.[…] disse di essere stato accolto in Lione, nella casa templare di quella città, nella cappella della medesima magione, passati già quarantasei anni più o meno, il giorno della festa della Maddalena prossimo passato; e lo accolse come frate dell’Ordine il frate Hubert de Perraud, cavaliere templare e suo zio paterno, visitatore delle magioni dell’Ordine in Francia e nel Poitou.
Questi gli posò il mantello dell’ordine sul collo; fatto ciò, un altro confratello di nome Giovanni, che fu poi precettore di La Muce, lo prese da parte nella cappella, e mostratagli una certa croce nella quale era dipinta l’immagine del crocifisso,gli ordinò di rinnegare l’immagine di colui che vi era rappresentato:questi ,a quanto ci ha detto, per quanto potè, si oppose. Nondimeno alla fine, atterrito dalle intimidazioni e dalle minacce di quel frate Giovanni, rinnegò l’immagine dipinta, ma una sola volta. Tuttavia seppure il detto frate Giovanni gli avesse ordinato più e più volte di sputare sopra la suddetta croce, non volle farlo.Interrogato se avesse baciato il templare che lo aveva accolto disse di sì, ma solo sulla bocca. Interrogato sul vizio di sodomia disse che non gli fu mai imposto e mai lo commise.[…] Interrogato perché mai lo avesse fatto e perché mai se ne dolesse, dal momento che lo faceva senza intenzione, rispose che così prescrivevano gli statuti ossia le consuetudini dell’Ordine e da sempre aveva sperato che quell’errore venisse rimosso. Interrogato se sappia o meno se tutti i frati dell’ordine siano ricevuti nel modo in cui egli stesso accolse gli altri. Disse di non saperlo per certo, tranne che per se stesso e per quelli che aveva accolto personalmente, poiché i templari vengono accolti nell’Ordine secondo una procedura talmente segreta che nulla si può sapere, se non attraverso quelli che sono presenti alla cerimonia di ingresso.[…] Interrogato sull’idolo a forma di testa ,che si dice sia adorato dai templari, disse che lo vide, mostratogli a Montpellier dal frate Pierre Allemandin, precettore di quel luogo; e quella testa rimase a frate Pierre.[…]
Interrogato su che età avesse quando fù accolto nell’ordine disse che sentì dire da sua madre di avere avuto diciotto anni.[…] Dopo ciò noi cardinali, secondo le modalità e le forme sopra scritte, ritenemmo che al medesimo frate Hugues, che nelle nostre mani abiurava la ora rivelata e ogni altra eresia e che giurava sui santi Vangeli di Dio richiedendo umilmente anche il beneficio dell’assoluzione per questi fatti, fosse da impartire il beneficio dell’assoluzione secondo le forme della Chiesa, riaccogliendo egli stesso nell’unità della Chiesa e restituendolo alla comunione dei fedeli e ai sacramenti ecclesiastici.[…] costituitosi di persona il frate Jaques de Molay, cavaliere e gran maestro dell’Ordine del Tempio, dopo che ebbe giurato, attentamente interrogato sulla forma e le modalità sopra riportate, disse che sono passati circa quarantadue anni dacché presso Beune, nella diocesi do Autun, fu accolto come frate dell’Ordine, per mezzo del cavaliere templare Hubert de Perraud, allora visitatore di Francia e Poitou, nella cappella della magione di quel luogo.
E sulle modalità del suo ingresso nell’ordine disse che quello che lo aveva accolto, prima di allacciargli il mantello, gli mostrò una certa croce, gli disse di rinnegare Dio la cui immagine era dipinta sulla croce stessa e di sputarvi sopra: cosa che egli fece; e tuttavia non sputò sulla croce, ma per terra, a quanto disse. Disse inoltre che quel rinnegamento lo fece a parole, senza intenzione. Interrogato attentamente sul vizio di sodomia, sull’idolo a forma di testa e sui baci immorali disse di non saperne nulla. […] Noi cardinali secondo le modalità e le forme sopra descritte, ritenemmo che al medesimo frate Jacques, gran maestro dell’ordine, che nelle nostre mani abiurava la ora rivelata e ogni altra eresia e che giurava sui santi Vangeli di Dio richiedendo umilmente anche il beneficio dell’assoluzione secondo le forme della Chiesa, raccogliendo egli stesso nell’unità della Chiesa e restituendolo alla comunione dei fedeli e ai sacramenti ecclesiastici. […]
Questi fatti si svolsero nell’anno, nell’indizione, nel mese, nei giorni, nel pontificato e nel luogo sopra ricordati, in presenza di noi, presenti i notai pubblici per autorità apostolica Umberto Vercellani, Nicolò Nicolai di Benevento, il ricordato Robert de Condet e il maestro Amise de Orleans detto le Ratif, e i testimoni appositamente convocati per questo: il religioso frate Raimondo, abate del monastero di San Teoffredo dell’ordine di S. Benedetto nella diocesi di Annecy e gli avveduti signori Bernando da Boiano, arcidiacono di Troia, Raoul de Boset, penitenziere e canonico di Parigi e Pierre de Soire, custode della chiesa di Saint-Gaucéry di Cambresis.
Sigillo Notarile Robert de Condet
Sigillo Notarile Umberto Vercellani
Sigillo Notarile Nicola di Benevento
Sigillo Notarile Amise de Orleans detto le Ratif
Cardinale Berengario del titolo dei Santi Nereo e Achilleo
Cardinale Stefano del titolo di San Ciriaco in Termis
Cardinale Landolfo diacono del titolo di Sant’Angelo
[fonte: ASV, A. A., Arm. D 217, Biblioteca Vaticana]