Ritornare ad Avignone. Ritornare dopo 700 anni. In quel luogo storico, dove una pagina di storia è stata scritte. Una pagina che ancora oggi fa male, anche se apparentemente così lontana. Eppure chi conosce la Storia, sa quanto sia importante per i Templari ritornare a servire la chiesa in quella città: significa che nonostante tutto, un cavaliere tiene fede alla sua natura, continuando a servire.

Ritornare a Saint Agricol, la prima chiesa affidata all’ordine del Tempio nel XII° secolo, ha ancora più significato. E lo ha ancora di più oggi, in questo contesto storico, con tutte le difficoltà date dalla pandemia, ma soprattutto dalla difficoltà di testimoniare la fede. Per cui, questo sembra un ritorno dovuto, come per continuare un lavoro, una missione, là dove era stato interrotto. Tornare per ricominciare.

 

Ecco, questa è stata la sensazione quando i Templari Cattolici di Francia e d’Italia, insieme per il consueto ritiro spirituale di Francia, sono entrati nella collegiata di Saint Agricol. Un ritorno a casa, o meglio in una delle case che in Francia erano custodite con zelo dai cavalieri bianchi.

Un ritiro difficile, come lo può essere in tempi di pandemia, ma anche difficile per l’impossibilità di fare il consueto pellegrinaggio alla Grotta della Maddalena, chiusa per manutenzione. E da qui il ritorno ad Avignone, non solo per una messa, ma per poi tornare a servire come volontari in questa storica diocesi.

E dopo questa avventura, la possibilità di realizzare una veglia notturna di preghiera nella Basilica di Saint Maximin La Sainte Baume, alla presenza delle reliquie di Santa Maria Maddalena, esposte per la festa della santa.

Essere di fronte alle reliquie di questa grande Santa, amica di Cristo, apostolo degli apostoli, nella notte, mentre la città si addormenta, nella basilica dove regna il silenzio, e sole risuonano le preghiere dei cavalieri e delle dame.

Un momento senza tempo, un’avventura da raccontare, anche se è impossibile descriverla.

Ancora una volta i Templari cerano, anche quando c’era paura, ed il mondo si fermava. E non solo c’erano, mantenendo la posizione, ma si lanciavano in avanti, come se ogni chiesa andasse strappata al torpore generato dai lunghi mesi di chiusura. Piccole cose forse, ma fondamentali oggi.

 

Come riuscire a realizzare anche quest’anno le famose processioni dell’Assunzione di Maria a Marsiglia, con mascherine e distanziamento, in un momento in cui questa città è una delle più bersagliate del virus.

Per poi essere presenti nell’abbazia di Saint Victor per servire i pellegrini e occuparsi della sicurezza sanitaria. Essere presenti nella cattedrale di Marsiglia per l’imposizione del palio all’arcivescovo, momento di festa per tutta la Chiesa.

E poi tornare ad Avignone, a Saint Agricol, per le giornate del patrimonio europeo, per mostrare ai fedeli questa meravigliosa chiesa gotica, raccontarla, raccontare la sua storia, e la storia dei cavalieri che in essa hanno servito, e pregato, e continuano a servire e a pregare. A volte, qualcuno si ferma, dopo la storia, anche per pregare insieme ai templari.

 

Sono avventure, che continuano tra un confinamento e l’altro, facendo capire ai fedeli che ci si ferma solo un momento, e poi si riparte con nuovo slancio.

Sembra passato infatti solo un momento da quando, nel dicembre scorso, nella prima domenica d’avvento, siamo entrati per la prima volta nell’antica abbazia trappista di mont-des-Cats, nella regione Hauts-de-France. Un fine settimana passato assieme ai monaci trappisti, con i loro orari ed i loro momenti di raccoglimento. Un’accoglienza cordiale da parte dei monaci, che ci hanno invitato a ritornare, come se fossimo a casa nostra.

Un solo momento sembra passato da febbraio, appena prima che tutto si fermasse, quando i templari hanno partecipato ancora una volta alle celebrazioni per la festa di Notre dame de Confession, a Marsiglia, la prima settimana di febbraio.

E anche se adesso, con l’avvicinarsi dell’inverno il mondo sembra ancora fermarsi, forzato a ritornare al ritmo delle stagioni, nuovi fratelli arrivano da ogni parte della Francia.

Sono persone normali, ma sono spinti dalla volontà di servire Cristo come cavalieri, vogliono reagire a questi momenti difficili con la forza della fede e della cavalleria. Un buon segno.

Noi restiamo uniti in Cristo, e ci organizziamo per continuare a servire.

 

 

Non Nobis Domine Non Nobis Sed Nomini Tuo Da Gloriam

 

Fra’ Stefano Molinari